14.10.08
Canada al voto, avanzano i Conservatori
Il Paese alle urne cerca di distanziarsi dalla politica Usa, soprattutto sulla questione irachena e sull'energia. È una battaglia all'ultimo voto: vige infatti l'uninominale secco e una singola preferenza può fare la differenza. L'Ontario tifa Harper.
In questi giorni i riflettori sono tutti puntati sulle elezioni statunitensi e sulla crisi finanziaria dei grandi mercati ma se si guarda attraverso le luci abbaglianti delle telecamere ci si accorge che a pochi chilometri a Nord di New York, nel secondo paese più grande al mondo in termini di estensione geografica, si sta decidendo chi governerà per i prossimi anni una delle democrazie più ricche in risorse naturali ed energetiche del pianeta. Oggi, i cittadini canadesi eleggeranno il nuovo governo federale, ora in mano ad una minoranza guidata dal conservatore Stephen Harper, coinvolto nei giorni scorsi in una polemica degna del tapiro d’oro.
Le consultazioni elettorali in questa parte del Nord America sono una battaglia all’ultimo elettore, vige infatti l’uninominale secco e un solo voto può fare la differenza, per cui i candidati si presentano nelle case e nei luoghi di ritrovo, spiegando i programmi ed illustrando quello che hanno fatto fino a quel momento. Interi quartieri e condomini si tingono dei colori elettorali in una pacifica e molto civile dimostrazione di opinioni, i dibattiti si susseguono e ognuno ha la possibilità di incontrare il proprio candidato e di chiedere conto delle azioni politiche. A sfidarsi per la guida del paese il conservatore Stephen Harper, attualmente in carica con un governo di minoranza, il liberale Stéphane Dion, a capo dell’Opposizione Ufficiale, Jack Layton del New Domcratic Party (NDP), Gilles Duceppe per il Bloc Québécois e la leader dei Verdi, Elizabeth May. I sondaggi danno i Conservatori decisamente in vantaggio con il 35%, i Liberali al 22%, l’NDP con un 20%, i Verdi al 13% e il Bloc Québécois attestato su un 9% nazionale.
Un po’ a sorpresa il vantaggio dei Conservatori, secondo il sondaggio Harris/Decima – Canadian Press, coinvolge anche una provincia liberale come l’Ontario, categorie di elettori quali gli abitanti ‘metropolitani’ (contrapposti a quelli ‘rurali’) e le donne; il Quebec mantiene forti i valori indipendentisti della provincia francofona con una maggioranza abbastanza netta del Bloc Québécois. L’NDP, la ‘sinistra’ più vicina ai sindacati, sembra voler fare spazio ai Verdi, sempre più radicati nel territorio. Stando ai sondaggi, quindi, la questione sarà, anche per questa quarantesima tornata elettorale, giocata sui seggi alla Camera; bisognerà contare i voti in ogni distretto, insomma, per sapere se i Conservatori riusciranno ad ottenere un numero sufficiente di deputati per garantire la maggioranza effettiva in Parlamento e stabilizzare una situazione di incertezza, certamente non utile alla risoluzione della crisi finanziaria che si sta abbattendo come un ciclone anche in Canada.
I Liberali, a capo dell’opposizione ufficiale, hanno sempre accusato Harper di essere più attento agli interessi dell’amministrazione Bush che a quelli nazionali, sia sul piano delle risorse energetiche che su quello della lotta al terrorismo internazionale. L’opposizione contesta al premier in carica di aver tentato di ‘svendere’ parte delle preziose risorse energetiche canadesi agli USA proprio mentre l’intervento in Iraq assumeva sempre più i tratti di un’azione militare a cui i canadesi, tradizionalmente impegnati solamente in operazioni di mantenimento della pace e fortemente coinvolti in organizzazioni internazionali volte alla riduzione netta dell’uso della forza, non hanno nessuna intenzione di partecipare.
A poche ore dall’inizio delle operazioni di voto, come di consueto già cominciate tra qualche polemica per i costi di tali procedure e una grande partecipazione da parte dei soldati impegnati nelle operazioni di pace, i Liberali hanno diffuso un vecchio discorso del premier, mettendolo a confronto con quello del suo omologo australiano, in cui si riscontra più che una comunanza di intenti una vera e propria identificazione tra i due. Scandalo a corte? Non proprio, d’altronde la notizia non è freschissima e sono bastate le scuse ufficiali da parte della persona che l’ha scritto –e che si è giustificata ammettendo di aver preso in prestito pezzi del discorso di John Howard – per mettere tutto a tacere. Certo, l’aver ripetuto le parole della sua controparte australiana su una questione così delicata come l’appoggio all’intervento militare in Iraq non depone a favore del leader Conservatore, ma la diffusione di questo video potrebbe anche risolversi in un auto-goal per l’Opposizione, che secondo molti non ha saputo contrapporsi al governo in modo efficace.
In questi giorni i riflettori sono tutti puntati sulle elezioni statunitensi e sulla crisi finanziaria dei grandi mercati ma se si guarda attraverso le luci abbaglianti delle telecamere ci si accorge che a pochi chilometri a Nord di New York, nel secondo paese più grande al mondo in termini di estensione geografica, si sta decidendo chi governerà per i prossimi anni una delle democrazie più ricche in risorse naturali ed energetiche del pianeta. Oggi, i cittadini canadesi eleggeranno il nuovo governo federale, ora in mano ad una minoranza guidata dal conservatore Stephen Harper, coinvolto nei giorni scorsi in una polemica degna del tapiro d’oro.
Le consultazioni elettorali in questa parte del Nord America sono una battaglia all’ultimo elettore, vige infatti l’uninominale secco e un solo voto può fare la differenza, per cui i candidati si presentano nelle case e nei luoghi di ritrovo, spiegando i programmi ed illustrando quello che hanno fatto fino a quel momento. Interi quartieri e condomini si tingono dei colori elettorali in una pacifica e molto civile dimostrazione di opinioni, i dibattiti si susseguono e ognuno ha la possibilità di incontrare il proprio candidato e di chiedere conto delle azioni politiche. A sfidarsi per la guida del paese il conservatore Stephen Harper, attualmente in carica con un governo di minoranza, il liberale Stéphane Dion, a capo dell’Opposizione Ufficiale, Jack Layton del New Domcratic Party (NDP), Gilles Duceppe per il Bloc Québécois e la leader dei Verdi, Elizabeth May. I sondaggi danno i Conservatori decisamente in vantaggio con il 35%, i Liberali al 22%, l’NDP con un 20%, i Verdi al 13% e il Bloc Québécois attestato su un 9% nazionale.
Un po’ a sorpresa il vantaggio dei Conservatori, secondo il sondaggio Harris/Decima – Canadian Press, coinvolge anche una provincia liberale come l’Ontario, categorie di elettori quali gli abitanti ‘metropolitani’ (contrapposti a quelli ‘rurali’) e le donne; il Quebec mantiene forti i valori indipendentisti della provincia francofona con una maggioranza abbastanza netta del Bloc Québécois. L’NDP, la ‘sinistra’ più vicina ai sindacati, sembra voler fare spazio ai Verdi, sempre più radicati nel territorio. Stando ai sondaggi, quindi, la questione sarà, anche per questa quarantesima tornata elettorale, giocata sui seggi alla Camera; bisognerà contare i voti in ogni distretto, insomma, per sapere se i Conservatori riusciranno ad ottenere un numero sufficiente di deputati per garantire la maggioranza effettiva in Parlamento e stabilizzare una situazione di incertezza, certamente non utile alla risoluzione della crisi finanziaria che si sta abbattendo come un ciclone anche in Canada.
I Liberali, a capo dell’opposizione ufficiale, hanno sempre accusato Harper di essere più attento agli interessi dell’amministrazione Bush che a quelli nazionali, sia sul piano delle risorse energetiche che su quello della lotta al terrorismo internazionale. L’opposizione contesta al premier in carica di aver tentato di ‘svendere’ parte delle preziose risorse energetiche canadesi agli USA proprio mentre l’intervento in Iraq assumeva sempre più i tratti di un’azione militare a cui i canadesi, tradizionalmente impegnati solamente in operazioni di mantenimento della pace e fortemente coinvolti in organizzazioni internazionali volte alla riduzione netta dell’uso della forza, non hanno nessuna intenzione di partecipare.
A poche ore dall’inizio delle operazioni di voto, come di consueto già cominciate tra qualche polemica per i costi di tali procedure e una grande partecipazione da parte dei soldati impegnati nelle operazioni di pace, i Liberali hanno diffuso un vecchio discorso del premier, mettendolo a confronto con quello del suo omologo australiano, in cui si riscontra più che una comunanza di intenti una vera e propria identificazione tra i due. Scandalo a corte? Non proprio, d’altronde la notizia non è freschissima e sono bastate le scuse ufficiali da parte della persona che l’ha scritto –e che si è giustificata ammettendo di aver preso in prestito pezzi del discorso di John Howard – per mettere tutto a tacere. Certo, l’aver ripetuto le parole della sua controparte australiana su una questione così delicata come l’appoggio all’intervento militare in Iraq non depone a favore del leader Conservatore, ma la diffusione di questo video potrebbe anche risolversi in un auto-goal per l’Opposizione, che secondo molti non ha saputo contrapporsi al governo in modo efficace.
by Valentina Cosimati
published on Liberal, 14 ottobre 2008