27.4.10
piedi nella sabbia
Metropolitana, passaggio sotterraneo nello spazio tempo , linguaggi differenti si intrecciano a creare una trama leggera. Volti illuminati da raggi artificiali, microcosmi in movimento.
Conto le fermate, non ho molto tempo, una voce femminile da indicazioni nette, in altri paesi sposterebbe un gruppo unico di passeggeri a destra e a sinistra, qui aiuta a capire in quale direzione scattare un attimo prima dell'apertura delle porte, un po' come l'immancabile clacsonata dopo il verde.
Con un salto di milleottocento anni mi trovo dal Colosseo al Palazzaccio, da Vespasiano a Giolitti. Strade risorgimentali trafficate da professionisti delle immagini, principi del foro, pellegrini e piccoli borghesi affaccendati a trascinare preoccupazioni e borse cariche di pratiche e documenti.
Nella sala dei frammenti di memoria si incontrano umanità differenti, frotte o gruppetti di intellettuali stranieri si avventurano alla scoperta di immaginari che li aiutino a comprendere una realtà in cui vivono senza sapere cosa aspettarsi, forse ricercano un momento di familiarità, le cene con gli amici, i film guardati sorseggiando una tisana o un bicchiere di vino italiano. Proiezioni di paesi e mondi in cui si progetta di andare e poi, trovandosi proprio lì, si cerca di ritrovare quelle emozioni nel cinema ideato da un sognatore che ha costruito il suo piccolo cosmo con i sedili di un aereo illuminato da polvere di stelle di pellicole fabbricate nel mondo della fantasia.
Il trenino verso il mare partirà tra venti minuti, meglio sbrigarsi. Un passaggio in moto, svicolamenti feroci tra ali di traffico ed eccomi alla stazione accanto alla piramide ingrigita dall'inquinamento, un souvenir del dialogo tra le genti del Mediterraneo ben precedente le torri gemelle.
Rumori minimalisti, tornelli di metallo, monete nelle macchinette per l'emissione dei biglietti, bip di riconoscimento degli abbonamenti, annunci di arrivi e partenze, si innestano con espressioni di romanità, saluti urlati da un binario all'altro, informazioni sportive, veraci commenti politici. Uno zingaro arancione ha spostato lancette digitali, treccia grigia va a cercarlo per acciaccarlo con i suoi tacchi borchiati, rose rosse come lance. Il profumo inconfondibile della porchetta, rassicurante indicazione geografica. Telefonini, telecamere, buste della spesa e scatoloni si mescolano a segnali di urbanità. Giornali scritti in decine di lingue differenti chiacchierano tra loro, si guardano, si scrutano e cercano tra le righe notizie un po' originali, storie, emozioni da raccontare, cluster di mondi convergenti. Mani febbrili inviano messaggi, brandelli di memorie si attivano, immagini di mari lontani si mescolano a parole sussurrate nei microfoni connessi alla compagnia telefonica più conveniente, quella giusta per le tue esigenze. Pubblicità e suoni sintetici si inseriscono nei sogni, sempre più nitidi momenti di vissuto. Televisioni in movimento, da un momento all'altro sembra volersi materializzare una coreografia bollywoodiana.
Frequenze di colori combattono campi elettromagnetici negativi o li amplificano fino a farli esplodere nello spazio etereo, in arcobaleni che verranno. Rumori e lamentele. Sciami di turisti incuriositi da palazzi e teatri millenari, colti studiosi e scolaresche si alternano sul treno. Ancora due fermate prima di poter immergere i miei piedi nella sabbia.
©© Valentina Cosimati
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