15.4.10

 

Quad Rules



Mi addormento con la sensazione che qualcosa sta per accadere, il mio corpo è un fascio di nervi pronto a scattare ben prima che gli uccellini comincino a chiacchierare per svegliare il sole.

Colazione, doccia rigenerante, generosa spazzolata ai denti, indosso gli abiti più normali che ho, per passare inosservata, preparo il borsone e mi immergo nel torpore della città al suo risveglio.

I netturbini sono già al lavoro, l'odore del pane nei forni si unisce al rumore delle saracinesche dei bar, non quelli per i turisti che aprono più tardi, quelli in cui puoi gustare una pasta croccante e la perfetta armonia di un cappuccino preparato da mani esperte. Saluto mentalmente gli sparuti passanti; i venditori nei mercati cominciano ad allestire i banchi con movimenti calcolati, lenti e ripetitivi.

Casse di frutta e verdura pronte a colorare le piazze, qualche sveglia attiva lampadine nelle cucine, ciabattare pigro di risvegli dietro finestre ancora chiuse a proteggere i sogni.

Luci azzurre e gialle si alternano al lampeggiare dei semafori spenti nelle strade vuote.

L'umidità penetra nelle narici insieme alla freschezza dell'aria pulita dal mattino.

Le gambe si muovono veloci in accordo con il battito del cuore.

Un gruppetto di corridori insonni passa veloce col ritmo cadenzato di respiri controllati.

Attraverso le strade più note, il borsone pesa sulla spalla destra e lo sposto a sinistra e viceversa.

Uno scoiattolo mi guarda curioso, non è abituato a vedermi a quell'ora, i lampioni cominciano a spegnersi, segno inequivocabile del nuovo giorno in arrivo.

Non c'è ronzio di computer e ventilatori, gli uffici apriranno tra qualche ora, adesso la città non appartiene agli impiegati e agli studenti, ai manager e ai commercianti, ai turisti e ai professori, è ancora un territorio su cui scrivere e agire storie di quotidianità urbane.

Zigzagando e svicolando mi ritrovo in zone a me quasi sconosciute. Con calma determinazione raggiungo la postazione, alle spalle i rumori della città al risveglio, il cielo si colora di viola, rosa e azzurre plumbeo, gli uccellini cantano a voce sempre più piena in un preludio all'alba; una linea dorata all'orizzonte si unisce al giallo oro del cielo.

Accelero seguendo il ritmo del mio cuore, trovo un piccolo riparo, un sorriso di sollievo delle spalle quando appoggio a terra il carico un po' pesante che i ha portato fin lì.

Lentamente scorro la linguetta nei binari della zip, assaporando il passaggio sui dentini metallici, estraggo la custodia semirigida, ne percepisco la consistenza.

Le cerniere scattano in una sequenza di click clack, indosso le protezioni, il metallo lucidato per l'occasione vibra all'aria frizzante.

Mi guardo intorno, via libera, pare.

Un rumore mi fa sobbalzare.

È uno dei miei compagni, mi tranquillizzo mentre si avvicina e mi tende la mano per un saluto di rito rielaborato su tracce newyorkesi e poi via!

Finalmente libera sui miei quad scintillanti, cimelio di avventurose ricerche, mi tuffo sulla pavimentazione liscia come una indoor.

L'asfalto fresco di betoniera è ora territorio quad, i bladisti coi loro schettini su ruote che si ostinano a chiamare pattini non sono ancora arrivati nel nuovo cantiere.

'Quad rules' urlo nell'alba assaporando la vittoria per il territorio riconquistato e la lunga corsa sui miei pattini a quattro ruote non allineate.


©©Valentina Cosimati

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