12.12.06

 

Nacho Duato, innovazione a passo di danza

Il coreografo spagnolo in scena fino a domenica al Teatro Olimpico di Roma

Un’esplosione di energia con la nuova danza spagnola della Compania Nacional de Danza Nacho Duato II al Teatro Olimpico di Roma dal 12 al 17 dicembre. La Filarmonica Romana presenta un programma coinvolgente con due lavori del coreografo che ha spogliato la danza spagnola dai clichè delle nacchere rendendola universale, e una creazione del condirettore della Compagnia, il francese Tony Fabre, ex danzatore di Maurice Bejart.

“La compagnia – spiega Tony Fabre – è nata seguendo le orme del Nederlands Dans Theater, con l’idea di creare una piattaforma in cui i giovani danzatori spagnoli potessero cimentarsi con un repertorio non facile e sperimentare nuovi linguaggi coreografici”.

Il programma si apre con Remansos, un omaggio alla musica di Enrique Granados e al mondo onirico, passionale e fantastico di Federico Garcia Lorca. Si tratta di una coreografia difficile da eseguire che richiede una straordinaria padronanza tecnica ma anche la ‘cifra Duato’, ossia la capacità di trasmettere emozioni e passioni al pubblico. Pensata e creata dal coreografo valenciano nel 1997 per l’American Ballet Theatre, è un lavoro in cui la purezza delle forme geometriche duetta con la forza espressiva della migliore danza contemporanea e neoclassica spagnola.

Sempre sull’onda della passione espressa nella perfezione di movimenti lineari e geometrici, Violon d’ingres in cui il coreografo Tony Fabre usa i corpi dei danzatori come le corde degli strumenti ad arco, in una continua sfida giocosa con la musica di Johann Sebastian Bach, Niccolò Paganini, Antonio Vivaldi, Carlo Farina, Edvard Grieg e Camille Saint-Saens.

“Questo balletto – racconta il coreografo francese naturalizzato a Madrid – è molto variato. L’ho creato perché in compagnia c’erano dei danzatori molto bravi e ho pensato di far loro un regalo su musica d’archi. Ho usato i loro corpi come le corde dei violoncello, della viola, del violino per esprimere il loro violon d’ingres, la loro passione per l’arte tersicorea. Mi sono divertito molto a tirar fuori dalle loro corde i movimenti allegri e vivaci, ma al contempo molto complessi, trasformando i ballerini stessi in strumenti musicali capaci di esprimere le emozioni che solo la danza e la musica sanno regalare. Li ho fatti lavorare sodo – racconta – ma ne è valsa decisamente la pena”.

Il programma si chiude con Coming Together, del 1991, in cui l’astrazione della danza si unisce alla musica sperimentale e fortemente politica del compositore e pianista americano Frederic Rzewski, noto per aver coniugato marxismo e arte, nonché per le 36 variazioni su El pueblo unido jamás será vencido di Sergio Ortega.

La composizione si ispira alle rivolte nella prigione newyorkese di Attica in cui trentanove persone sono rimaste uccise negli scontri durante le lotte per protestare contro le condizioni disumane di trattamento nella prigione statunitense. Rzewski mette in musica quegli scontri del 9 settembre del 1971 in cui i detenuti hanno levato le proprie voci per reclamare trattamenti più umani rispetto a quelli che prevedevano un solo secchio d’acqua a settimana come ‘doccia’, un rotolo di carta igienica al mese e torture.

Un pezzo di straordinaria attualità per non dimenticare quei tragici eventi ma anche per accendere un riflettore su fatti più recenti della non gloriosa storia del sistema penitenziario USA.

by Valentina Cosimati
pubblicato su Liberazione del 12 dicembre 2006

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