21.10.04

 

La schiavitù oggi - Slavery today


L'educazione alla libertà è 'responsabilità della società intera' (Koichiro Matsuura, Direttore Generale dell'UNESCO)

In occasione del bicentenario della dichiarazione di indipendenza di Haiti e della costituzione del primo stato "nero", divenuto simbolo di liberazione, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2004 anno internazionale per la commemorazione della lotta alla schiavitù e della sua abolizione.
Nei secoli molti passi sono stati compiuti, ma la schiavitù pur bandita da tutti i paesi è un problema che coinvolge ancora oggi milioni di persone di ogni età in tutto il mondo, e colpisce soprattutto donne, bambini, adolescenti e uomini in età di lavoro. Le vittime vengono rapite, comprate, o raggirate, e diventano di proprietà altrui mentre gli aguzzini sono spesso puniti come criminali comuni oppure rimangono in libertà.

In una conferenza tenutasi in Ghana nel gennaio 2004 in occasione dell’inizio dell’anno internazionale per la commemorazione della lotta alla schiavitù e della sua abolizione, il direttore generale dell’Unesco, Koïchiro Matsuura, ha ribadito il "dovere al ricordo per le vittime di ingiustizie passate", sottolineando la necessità alla solidarietà e all’impegno "nei confronti di coloro che oggi non godono dei diritti e delle libertà fondamentali". Koïchiro Matsuura ha affermato quindi la necessità all’educazione "per un futuro migliore" come "responsabilità della società intera".
La schiavitù è considerata universalmente ‘crimine contro l’umanità’ e ‘crimine di guerra’ reati a dimensione transnazionale, molto spesso legati a varie forme di criminalità organizzata. La moderna schiavitù è infatti associata a fenomeni quali il traffico di droghe, lo sfruttamento della prostituzione, ma anche alla produzione di beni di uso comune o alle violenze domestiche.

Le più comuni forme di schiavitù


Esistono varie forme di schiavitù, in linea generale si può parlare di:

Schiavitù per debito – la più diffusa in tutto il mondo. Persone che contraggono un debito, a volte per questioni vitali quali l’acquisto di beni di prima necessità, che però non può essere mai ripagato e a volte si tramanda alle generazioni successive. In molti paesi le persone non hanno altri mezzi per ripagare un debito che il proprio lavoro, e vengono quindi ridotte in stato di schiavitù con abusi e reclusione forzata. Secondo alcune stime non istituzionali si parla di 15-20 milioni di schiavi per debito in Bangladesh, India, Nepal e Pakistan.

Lavoro forzato – collegato ai migranti, riguarda spesso persone che vengono attirate da promesse di lavoro anche in altri paesi e vengono ridotte in stato di schiavitù. Tipicamente si tratta di persone spesso destinate al mercato dei paesi ‘ricchi’. La CIA stima un flusso verso gli Stati Uniti di circa 50.000 persone, prevalentemente donne e bambini.

Schiavitù sessuale – considerato un crimine contro l’umanità e un crimine di guerra dalla giurisdizione internazionale. Riguarda principalmente donne e bambini, che vengono venduti, rapiti, convinti con l’inganno ad entrare nel mercato del sesso. Sono costretti a prostituirsi per il ricco mercato del sesso, che include la pedofilia.

Matrimonio precoce e forzato e schiavitù domestica – riguarda prevalentemente donne e bambine che vengono costrette al matrimonio e ridotte in condizioni di schiavitù, divenendo di fatto proprietà del marito.

Commercio di esseri umani – persone messe in commercio come forza lavoro anche per la produzione di beni di largo utilizzo o per forme di prostituzione. Le moderne forme della rotta degli schiavi, gestite da associazioni criminali organizzate.

La schiavitù di guerra – coinvolge principalmente donne, bambini e, in generale, la popolazione civile. Bambini reclutati come soldati. Interi villaggi ridotti in schiavitù (sentenza per il caso Foca presso il Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia) sono solo alcuni esempi.


Alcune cifre

La più antica associazione britannica per la lotta alla schiavitù – Anti Slavery - parla di un minimo di 20 milioni di persone in schiavitù nel mondo, tra le stime UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) si legge 700.000 persone l’anno. L’Organizzazione internazionale del lavoro nel rapporto quadriennale del 2001 stima il numero di bambini lavoratori a 245.000.000 nel 2002, con una media di 1.2 milioni di bambini vittime dei trafficanti ogni anno

Le cifre quindi parlano di milioni di persone, ma i dati ufficiali integrati sullo stato globale della schiavitù non sono disponibili per la caratteristica primaria di invisibilità del fenomeno. Alcuni dati indicativi verranno presentati a partire dal 2005, quando il gruppo di esperti dell’Organizzazione internazionale del lavoro concluderà l’analisi quadriennale dei rapporti che i singoli stati, ratificanti o meno delle convenzioni, sono tenuti a presentare annualmente sulla situazione del lavoro forzato.


Leggi e trattati di base

Il 25 settembre 1926 viene siglata a Ginevra la Convenzione sulla schiavitù che definisce al primo punto la schiavitù come “lo status o le condizioni di una persona su cui siano applicati ognuno o tutti i poteri relativi al diritto di proprietà”, dopo 27 anni e una guerra mondiale l’Assemblea Generale dell’Onu approva la risoluzione 794 (VIII) del 23 ottobre 1953 con il Protocollo di modifica della convenzione sulla schiavitù “considerando che […] gli obblighi [assunti dalla Lega delle Nazioni] dovranno essere mantenuti dalle Nazioni Unite”, nel 1957 la Conferenza generale dell’Organizzazione internazionale del Lavoro approva la Convenzione per l’abolizione del lavoro forzato, ribadendo i principi espressi nella Convenzione sul lavoro forzato del 1930 e dalla Convenzione di Ginevra del 1926.

Il 30 aprile del 1956 viene adottata la Convenzione supplementare sull’abolizione della schiavitù, il mercato degli schiavi e istituzioni e pratiche simili alla schiavitù, nel 1974, le Nazioni Unite creano a Ginevra un gruppo di lavoro sulle contemporanee forme di schiavitù, negli anni ’90 negli Statuti dei tribunali ad hoc e nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale la schiavitù viene definita ‘crimine di guerra’ e ‘crimine contro l’umanità’, durante la Conferenza di Durban tenutasi nel 2001 in Sud Africa vengono ribaditi i principi delle convenzioni e si fa appello ai governi per, tra l’altro, debellare il fenomeno, sono del 2002 le Raccomandazioni dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e l’adozione della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro per la messa al bando delle peggiori forme di lavoro minorile.

Pubblicato su ModestaProposta.net - ASP Unesco Italia

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