23.4.10
autobus romani: autieri, autisti e conducenti
Il o la conducente dell'autobus a Roma si chiama autista o, per gli affezionati alla tradizione linguistica, autiere, e sì perché in un tempo remoto si trattava di mestiere maschile e quindi non esiste un sostantivo neutrale e rispettoso dell'identità di genere e del principio di eguaglianza per definire quello che nella città eterna, si chiama per l'appunto autista, o autiere, o ancora 'capoo' con due 'o'.
Capoo si utilizza generalmente per richieste in dialetto che prevedono ovviamente un comportamento dialettale, dalle fermate non segnalate all'aperura delle portiere per consentire il deflusso di un blob di persone sardine o per scastrare lo zainetto dell'adolescente di turno cui ha suonato sei volte la sveglia prima di riuscire ad alzarsi dal letto grazie alle proteste del vicinato, del cane del signor Nespo, delle scampanellate della signora Lia, degli uccellini, dei galli di campagna che avevano sentito anche loro e si sono recati in bella posta sotto la finestra dell'adolescente il cui zainetto si è incastrato nella portiera mentre con balzo felino da giaguaro raggiungeva il predellino del bus che lo avrebbe condotto a scuola, scatenando la classica richiesta “capoo.. cheapri ar centro che s'è 'ncastrato 'n pischello?”, con susseguente coro di commenti e ridda di aneddoti “Eh ma 'sti regazzini non si svegliano mai in orario” “Eh non è come ai miei tempi quando a piedi si doveva andare o al massimo col calessino” “Eh ma gli auti so' sempre pieni e poi capita che se 'ncastreno sempre 'sti regazzini” “Eh ma però è stato gentile a aprì che l'altro giorno un autista è partito co tutto'o zainetto de fora, è passato un motorino col sidecar (pronuncia sidecar o saidecar) e j'ha tranciato de netto il zainetto che oltre ai libbri ce stava pure un giornaletto de fumetti zozzi che uno dei fojji è annato a fini' contro er casco de 'n pizzardone in moto che pe' fortuna che stava imbottijjato ner traffico pure lui che sennno prima je sparecchiava a faccia e poi 'o portaveno pure 'n galera che io dico ma la madre e er padre 'ndo staveno?”.
L'etimologia di autiere non è così ben definita, ha poco a che fare con il corpo militare degli autieri e ho sempre pensato che fosse una parola macedonia tra cocchiere e conducente d'autobus, perché nonostante le mirabili unificazioni tariffarie, il conducente di tram continua ad essere appellato tramviere o tranviere, ovvero guidatore o conducente der tranve. D'altronde gli autobus a Roma fanno pensare vagamente alle diligenze, le carrozze a cavalli che attraversavano il far west nei film con indiani che cercano di assaltarle e cowboys che si lanciano a proteggerle, nei film americani, però, non negli spaghetti western di Sergio Leone e proseliti.
Gli assalti alla diligenza variano in base all'orario.
La mattina, nella fascia 'scolastica', gli indiani o i banditi sono le orde di turisti fai-da-te o dei gruppi di ammutinati che hanno preferito uscire dall'albergo un'oretta prima, nonostante gli avvertimenti di, in ordine sparso: guide turistiche tascabili in quindici lingue per confrontare i refusi, albergatori, camerieri, gestori di pensioni, autisti di pullman gran turismo, baristi, passanti, conoscenti e pure della signora Lia che, dopo aver svegliato il vicinato al quarto suono della sveglia del ragazzino a cui si è incastrato lo zaino e prima di annaffiare le piante che sennò quella del terrazzo di sotto capace che chiede la riunione di condominio pe' du' goccette d'acqua, si è recata personalmente in loco ad avvisare le orde di turisti che imperterriti hanno deciso di prendere il bus proprio in quella fascia oraria.
Come in tutte le diligenze che si rispettino esiste un servizio di sicurezza interno, niente a che vedere con i palestrati security in auricolari e doppiopetto che si aggirano davanti ai localini trendy o intorno alle auto blu di politici, sottosegretari, ministri, lacchè che ogni giorno sfrecciano a sirene spiegate tra gli imbottigliamenti quotidiani e gli improperi di automobilisti, pedoni e guardie notturne appena andate a dormire, sono piuttosto esempi di difesa corporativistica.
Gli studenti pendolari, infatti, di fronte all'assalto da parte delle orde di turisti, si dilatano, un po' anche per il gusto di contestare la prof di scienze che fa le interrogazioni a sorpresa. Contro qualunque legge della materia si esibiscono nel numero della fusione dei corpi che se li vedesse la prof dovrebbe chiedere la riscrittura del libro di testo; poi questo corpo unico fatto di occhialini, lettori musicali, versioni di latino scaricate da internet, sneakers, pettinature improbabili, zainetti costruiti apposta per incastrarsi fra le portiere degli auti (plurale di autobus), sogni, emozioni, testosterone, paure, illusioni, appunti copiati, e vite da scrivere, si dilata fino a strabordare. Una massa impenetrabile e tuttavia permeabile ai propri simili. Gli appartenenti alla categoria studentesca vengono selezionati dal corpo unico, riconosciuti come parte di quell'organismo vivente e portati dalla propria parte, ovvero fatti salire sul bus nonostante l'affollamento.
L'autiere si schiera dalla parte dei 'buoni' e cerca di fare gesti inequivocabili alle orde di turisti per poi aprire lentamente le porte seguendo il ritmo del corpo unico e consentire così una maggiore libertà di movimento al comitato per la sicurezza interna.
Le orde di turisti sono implacabili, devono raggiungere la località segnalata sulla mappa e non si faranno certamente fermare da un gruppuscolo di mocciosi. Si preparano all'assalto con una testa d'ariete, di solito un turista particolarmente panciuto campione in carica di rugby della contea che si lancia nella mischia con l'effetto di rimbalzare miseramente dopo vari respingimenti corporativi fino all'apertura di un varco tra gli zaini, gli occhialini, le sneakers, le emozioni e i sogni, o fino alla chiusura delle portiere con la complicità dell'Autiere Denominazione di Origine Controllata e Garantita (ADOCG).
Altra tecnica di assalto è quella in cui un turista minuscolo spalleggiato da energumeni allevati ad hamburger, ormoni, patatine fritte e latte vitaminizzato, cerca di forzare il blob con azioni atte a distrarre l'attenzione dei difensori della fascia oraria scolastica. Mentre gli energumeni spingono ai lati, la testa d'ariete del caso cerca di farsi strada tra calzettoni e jeans, spesso seguendo la traiettoria di uno studente individuato nel marasma e munito di apposito lasciapassare, l'inconfondibile zainetto.
Se la testa d'ariete riesce nell'intento, l'ADOCG chiude con scatto repentino le portiere lasciando a mezz'aria il malcapitato che si ritrova a svolgere l'ingrato compito di dissuadere gli scooter a passare a due centimetri dalle portiere in fase di apertura grazie al movimento frenetico a sforbiciata orizzontale delle gambe agitate fuori dal bus, mentre gli studenti utilizzano la parte superiore del turista in questione per una partita a scacchi tra una fermata e l'altra che tanto c'è traffico e l'attesa è lunga.
Ovviamente se un gruppetto di studenti dissidenti si trova a prendere il bus durante la fascia turistica può ben pensare che in fondo in fondo una passeggiatina a piedi ossigena i polmoni anche nella strada più trafficata e inquinata della città.
Al conducente, come ben specificato sul cartello apposto accanto alla cabina, non si deve parlare. Quando qualcuno chiede informazioni sul percorso, lui o lei non distoglie gli occhi dalla strada, accenna un sorrisino appena percettibile allo sguardo esperto dei passeggeri navigati e si esibisce in una serie di indicazioni fuorvianti che porteranno l'incauto questuante dalla parte opposta della città.
I guidatori sono una specie a parte. Abituati a risolvere all'istante problemi all'apparenza complessi, se fossero nominati consiglieri di amministrazione o statisti, gran parte degli scioperi e delle manifestazioni che a giorni alterni si materializzano per le vie della capitale sarebbero aboliti per la semplice ragione che i problemi sarebbero risolti nell'arco di validità di un biglietto integrato a tempo. Taciturni o chiacchieroni, accomodanti, scorbutici, piacioni, allegri, scordarelli, o fischiettatori,, per qualche incomprensibile ragione sono felici di vivere e non si stupiscono più di niente.
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