12.9.06

 

L’altra faccia del cinema nella capitale del multiculturalismo

Toronto Film Festival, fino al 16 settembre. Duecento le nazionalità presenti, forte la partecipazione italiana

Valentina Cosimati
Toronto
Fino al 16 settembre la capitale mondiale del multiculturalismo verrà pacificamente invasa da stelle di tutto il mondo per la trentunesima edizione del Toronto Film Festival, la più longeva festa cinematografica canadese che quest’anno si presenta con una consistente presenza italiana.

«Il festival - ci spiega il codirettore Noah Cowan - riflette la natura multiculturale di Toronto, un palco che offre duecento nazionalità, ed è un appuntamento importante per l’industria cinematografica insieme a Cannes, Venezia e ora Roma. Ma è soprattutto un festival per il pubblico. Tutta la città partecipa alla kermesse, il cinema entra nella vita delle persone e qui i registi e gli attori hanno la possibilità di presentare opere incomplete e discuterne».

Una rassegna con notevoli numeri: 352 pellicole da 61 paesi, con 106 anteprime assolute e 103 anteprime Nord-Americane. Grande attenzione alla cinematografia canadese con quattro sezioni dedicate alla produzione nazionale e una importante presenza di produzioni e coproduzioni italiane. «In questa edizione del festival abbiamo potuto raddoppiare il numero delle pellicole rispetto allo scorso anno - ci spiega il direttore dell’Ice a Toronto, Paolo Ponti - chiaramente la presenza italiana rispecchia la produzione e la situazione che ha vissuto il nostro cinema negli scorsi anni».

Nanni Moretti con Il Caimano, Gianni Amelio con La stella che non c’è, Marina Spada con Come l’Ombra, L’udienza è aperta di Vincenzo Marra, il Mondonuovo di Emanuele Crialese e La strada di Levi di Davide Ferrario, insieme a The Wind that Shakes the Barley di Ken Loach, i Cuori di Alain Resnais e il Requiem in quattro atti in cui Spike Lee mette a nudo le contraddizioni e i malfunzionamenti della società statunitense di fronte alla catastrofe dell’uragano Kathrina.

Spazio anche al dibattito con Michael Moore che a Toronto trova terreno fertile per la presentazione e la discussione critica di due suoi nuovi progetti, tra cui quella che lui stesso definisce la «commedia su 45 milioni di persone senza assistenza sanitaria nel Paese più ricco sulla terra» e la denuncia in forma di film sulle passate elezioni presidenziali, secondo lavoro del documentarista che però ha incontrato una accoglienza abbastanza tiepida.

L’Anti-America che si riunisce a Toronto è anche quella delle star, con oltre 500 tra attori, registi e produttori, per la gioia degli oltre 300mila partecipanti tra pubblico e industria. Tra i grandi nomi presenti, quelli di Dustin Hoffman, Sharon Stone, Jude Law, Sean Penn, Anthony Hopkins, Russel Crowe, Pierce Brosnan, Ethan Hawke, Emma Thompson, Jennifer Lopez, Liam Neeson, Peter O’Toole, Sandra Bullock, Tom Hanks, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Cate Blanchett e Brad Pitt.

Un film sulla storia dell’incontro tra gli Inuit e gli europei nella coproduzione tra Canada e Danimarca The Journals of Knud Rasmussen di Zacharias Kunuk e Norman Cohn, ha aperto questa edizione del festival, per dare spazio ad uno dei nodi più spinosi della storia canadese.

By Valentina Cosimati
published on Liberazione del 12 settembre 2006

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