18.3.08

 

Nelle piazze il dramma del Tibet. Musacchio, no a genocidio culturale.


Sale il numero dei morti a Lhasa allo scadere dell’ultimatum di Pechino, il Dalai Lama minaccia di ‘ritirarsi’ da leader in esilio. In Europa la società civile si da appuntamento in piazza. Musacchio: riconoscimento dei popoli per una società del multiculturalismo, il Parlamento Europeo si pronunci sul punto di vista del Dalai Lama.


In Tibet sale il numero di morti e i carri armati dell’esercito cinese sono già a Lhasa allo scadere dell’ultimatum di Pechino. Il premier Wen Jiabao ha accusato il Dalai Lama di orchestrare la rivolta, aggiungendo che i suoi seguaci stanno tentando di “incitare il boicottaggio” dei Giochi Olimpici di Pechino del prossimo agosto”. Da Dharamsala, in India, il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, premio Nobel per la pace, ha annunciato di essere pronto a ‘ritirarsi’ da capo del governo in esilio se le violenze continueranno e la situazione dovesse andare fuori controllo.Il Dalai Lama comunque mantiene la leadership spirituale dei Buddisti tibetani e il suo successore Gedhun Choekyi Nyima, 11° Panchen Lama del Tibet rapito il 14 maggio 1995 all’età di sei anni, rimane nelle mani delle autorità cinesi in “custodia preventiva”. La tensione è alta e le immagini dei carri armati evocano i fantasmi del massacro degli studenti in Piazza Tien an Men a Pechino nel 1989.

La crisi intanto continua a smuovere le coscienze occidentali, la Farnesina ha chiamato il neo-nominato Ambasciatore Sun Yuxi per esprimere disappunto e chiarire la situazione. In Europa si levano voci di protesta contro l’uso della violenza e si auspicano delle soluzioni di dialogo, ricordando che il boicottaggio delle Olimpiadi sarebbe un danno per il lento cammino del rispetto dei diritti umani in Cina. Gli Stati Uniti si indignano, la Russia, più preoccupata per quanto sta avvenendo nei Balcani, condanna l’uso illegale della violenza ma sostiene che si tratta di ‘affari interni’ alla Cina da non strumentalizzare in vista di Beijing 2008.

L’invito a rispettare l’autonomia del Tibet all’interno del territorio cinese senza boicottare i giochi olimpici è la posizione espressa da Roberto Musacchio, capogruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al Parlamento Europeo. Musacchio ricorda la complessità della questione cinese e auspica “la riduzione dei dazi in favore di clausole ambientali e del lavoro”. “Spesso quando si pensa alla Cina – ha affermato - ci si fa prendere un po’ dall’angoscia per l’invasione delle merci cinesi senza tenere in considerazione l’importanza della pressione internazionale congiunta sui diritti ed in particolare su quelli ambientali e del lavoro. La lotta per il riconoscimento del popolo tibetano non su basi etniciste per la creazione di una società multiculturale dei diritti è una questione che deve essere affrontata con attenzione. Un genocidio culturale non è accettabile e il Parlamento Europeo dovrebbe discutere con chiarezza sul punto di vista del Dalai Lama”.

Manifestazioni più o meno pacifiche (impressionante quella nella tranquilla ‘capitale amministrativa’ dell’Olanda, L’Aja, in cui il cancello in ferro e muratura dell’ambasciata cinese è stato divelto dai manifestanti infuriati) si susseguono un po’ in tutto il mondo. In Italia si è tenuto il primo sit-in di fronte all’Ambasciata di Via Bruxelles a Roma, copromosso dalla Sinistra Arcobaleno, ieri i sindacati sono scesi in strada per una fiaccolata silenziosa e altre iniziative si sono susseguite nel corso della settimana.

Domani le Commissioni Congiunte Esteri del Senato e della Camera discuteranno del Tibet e la manifestazione che si terrà nel pomeriggio a Campo de’ Fiori ha ottenuto molte adesioni ‘bipartisan’ tra cui quella di Fausto Bertinotti, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, Enrico Gasbarra.

by Valentina Cosimati
online @ solerosso



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