21.6.07

 

Pina Bausch: "La danza mette in scena la vita"



Incontro con la coreografa, Leone d'oro alla Carriera alla Biennale

da Venezia

«I miei spettacoli trattano sempre lo stesso argomento: l'amore nelle sue varie espressioni». Così Pina Bausch, la coreografa simbolo del tanz-theater tedesco, durante la consegna del Leone d'oro alla Carriera di questa quinta e tempestosa edizione della Biennale Danza. Il carismatico direttore Ismael Ivo, non ha perso l'occasione per ribadire, in merito al tentativo da parte del Patriarca di Venezia di proibire lo spettacolo "Messiah Game" di Felix Ruckert, di «non essere d'accordo con nessuna forma di censura preventiva». La premiazione è stata preceduta da uno spettacolo dirompente ed estremamente dinamico, "Stupid Men", un lavoro tutto al maschile all'insegna dello humour inglese politicamente scorrettissimo ed esilarante, del coreografo Nigel Charnock. Presenti all'incontro coordinato da Leonetta Bentivoglio, che ha preceduto la premiazione presso il Telecom Future Centre di San Salvador, anche Maurizio Scaparro e Franco Quadri. Scaparro ha ricordato i momenti straordinari della creazione di Viktor, lo spettacolo romano che ha costituito la prima tappa di una serie di coproduzioni tra il teatro di Wuppertal e vari paesi nel mondo, in un viaggio incessante alla scoperta delle differenze e delle relazioni umane. I lavori di Pina Bausch, che la coreografa tedesca allieva di Kurt Jooss ama definire " stuck " (pezzi), hanno sempre analizzato, sezionato e messo in danza i momenti più intimi e assoluti della vita delle relazioni umane. Tra i suoi capolavori non si può fare a meno di ricordare "Cafè Muller" (1978), "Arien" (1979), "Nelken" (1983), "Viktor" (1986) e "Palermo Palermo" (1991). A metà luglio sarà di nuovo a Venezia per la presentazione della nuova coproduzione con il Brasile Agua presso il Teatro La Fenice.

Nel suo lavoro si abbattono i limiti temporali e di età; è questo che fa sì che sia ancora così attuale?
Non credo che l'età sia un limite, a me interessano le persone e le loro storie. I miei performers sono sempre delle persone più che dei personaggi. Metto in scena la vita e questo è quello che mi interessa. Mi sento giovane, sono giovane e amo mescolare le età e le energie. Una delle cose importanti nel mio lavoro è che il tutto "funzioni", in compagnia ci sono danzatori di 20 anni e di oltre 50 ma sulla scena l'energia è sempre molto potente.

Il tema di questa Biennale Danza è Eros e Corpo, c'è una relazione con i suoi spettacoli?
I miei lavori hanno sempre avuto come tema centrale l'amore e l'essere umano. La danza è inscindibile dal desiderio, e i miei lavori sono incentrati sulle relazioni tra le persone. Tutto quello che è relazione con l'essere umano è fondamentale per la creazione artistica e l'erotismo ne è parte integrante. L'erotismo è parte della vita e il mio processo creativo comincia proprio dall'esperienza della vita.

Come nasce un suo spettacolo?
All'inizio siamo io, la mia compagnia e la vita. Si raccoglie il materiale, che poi viene montato, come in un processo cinematografico. Alla base c'è sempre la vita.

Lei ha fatto molte coproduzioni con vari paesi nel mondo, in una sorta di viaggio delle emozioni in movimento. Cosa la ispira?
Sono curiosa e questa mia curiosità è parte integrante del mio lavoro. La mia ricerca, un po' come per quella dei musicisti, si basa sulla voglia di incontrare le persone. Cerco sempre di "entrare" in un luogo per conoscere delle cose che non conoscevo all'inizio. Voglio capire lo spirito del luogo, senza fermarmi alle apparenze o alle immagini patinate. Vado in una città o in un altro paese con gli occhi di un bambino e non so mai cosa uscirà fuori, provo, sperimento. Ogni volta è una nuova avventura. Ogni volta che siamo in un posto le persone cercano di mostrarci tutte le cose che amano, che amano o che hanno un significato speciale per loro. La cosa più importante è la relazione e l'incontro con le persone, dal cibo alla lingua, alla capacità di mettersi in contatto con gli altri in un gioco costante di stimoli. Capire cosa si farà con il materiale che viene raccolto è molto difficile, a volte la quantità è enorme e quello che viene fuori è pochissimo. È un processo di apprendimento continuo e ogni volta è una nuova esperienza. I lavori vengono sempre fuori da innamoramenti dei luoghi, delle persone, delle culture, dei cibi e delle atmosfere che un posto mi racconta.

La prima tappa di questo suo viaggio alla scoperta del mondo attraverso gli spettacoli è stata Roma, cosa ricorda di questa esperienza?
È stata un'esperienza incredibile e insolita che, insieme alla compagnia, ho voluto ripetere subito a Palermo. All'inizio ero quasi intimorita all'idea di fare qualcosa sulla città di Roma. Per la prima volta ho addirittura fatto un piano delle prove. Con questa performance si sono aperte così tante porte e nuove strade, davvero incredibile. Un'esperienza indimenticabile, è stato l'inizio di un lungo viaggio.

by Valentina Cosimati
published on Liberazione del 21 giugno 2007
photo credits Francesco Carbone

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