16.6.07
Marina Abramovic: «Il corpo è anche un luogo politico»
A colloquio con l'artista di Belgrado ospite alla Biennale danza di Venezia dedicata quest'anno all'eros. E' considerata la fondatrice della performance art. Ieri ha debuttato il suo lavoro "The erotic body"
Da Venezia
«La perversione nasce nel momento in cui si nega la sessualità come elemento fondamentale della condizione umana. Il corpo è un luogo da esplorare nelle sue meravigliose complessità».
A pensarla così è l'artista di Belgrado Marina Abramovic, madrina della performance art , che ha reso il suo corpo un luogo di ricerca artistica e personale, di esplorazione estrema dei confini mentali e fisici al limite della sopravvivenza.
Tra le sue produzioni più famose Rythm Ten (1973), Freeing the Body (1975), Imponderalia (1978), Rest Energy (1980), The Great Wall Walk (1988), Dragon Heads (1990), The Biography . Insignita del Leone d'oro nel 1997 con Balkan Baroque , lo spettacolo shock in cui ripuliva una montagna di ossa di manzo fresco, per non dimenticare i crimini contro l'umanità commessi nella ex Jugoslavia. Nel 2010 il Moma di New York le dedicherà una retrospettiva ma lei per il momento ha deciso di lasciare spazio ai giovani.
Ieri ha debuttato al Teatro alle Tese The Erotic Body/Il corpo erotico, produzione Ipg (Independent Performance Group) e Biennale di Venezia, una performance in forma di mosaico simultaneo sul tema centrale della Biennale Danza di quest'anno, Eros e Corpo, ultimo capitolo del triennio di direzione del coreografo brasiliano Ismael Ivo.
Lo spettatore viene letteralmente immerso all'interno di un percorso alla scoperta dell'erotismo. Si entra passando per la "cabina del bacio" in First, Kiss di Laurel Jay Carpenter, che intimorisce la maggioranza degli spettatori i quali preferiscono mettersi diligentemente in fila per registrare il proprio nome con una durissima macchina da scrivere come propone Eun Hye Hwan in You Are in Me .
Lo sguardo e i sensi vengono catturati in modo incoerente e senza una struttura lineare spazio-temporale attraverso le 13 performances. Assolutamente da segnalare Nobile del sarajevese Ivan Civic, un percorso di perversione che si consuma nella mente degli spettatori; l'astrazione sensuale e meditativa delle Opere d'amore di Dorte Strehlow; i racconti di viaggio delle 100 paia di scarpe degli amici di Snezana Golubovic, con Love Steps ; l'intensa riedizione della fiaba I vestiti nuovi dell'imperatore di Yingmei Dua (Yingmei New Clothes); l'artista turco-tedesca Nezaket Ekici ha creato invece con Oomph una danza del ventre corredata di spade che squarciano teli bianchi.
Qual è l'idea alla base di questo spettacolo, che è stato definito il manifesto della Biennale Danza?
L'idea è venuta ad Ismael Ivo, mi è piaciuta subito e l'ho proposta all'Ipg, il gruppo di giovani artisti che ho costituito nel 2003 e che comprende quasi 30 tra artisti e compagnie di diversi paesi. Il gruppo viene coordinato dallo studio centrale di New York, ma i diversi cluster o nuclei agiscono nei differenti paesi per mantenere viva la diversità di espressioni che lo caratterizza. In questo caso mi interessava vedere come viene declinato il tema dell'erotismo in differenti culture. Ho scelto 13 idee e le ho fatte agire nello spazio del Teatro alle Tese.
Il suo nome è spesso associato alle torture auto-inflitte sul palcoscenico mentre questa performance è strutturata proprio come un gioco. Un cambio di tendenza?
Ho sempre considerato il gioco come parte integrante dell'azione performativa. In questo caso specifico, si tratta di un percorso, un momento in cui il tempo si ferma, come nella dimensione più intima dell'eros. C'è chiaramente anche un riferimento molto forte alla visual art . Lo spettatore rimane immerso in uno spazio performativo, da cui può entrare e uscire, e in cui è di volta in volta chiamato ad essere voyeur dell'intimità esposta o elemento di interazione all'interno di dinamiche umane e performative che rimandano alla natura stessa del gioco erotico. Ho voluto mettere in scena la condizione profondamente umana dell'erotismo, lasciando il massimo di libertà creativa agli artisti performers . Ogni singolo elemento, ogni cluster di questa performance di lunga durata è paragonabile ad un frammento di video che viene rielaborato come esperienza sensoriale dal cervello e dal corpo dello spettatore, e nessuno può esperire questi atti in modo assoluto e definitivo.
Qual è il limite dell'erotismo e quando sfocia in perversione?
L'erotismo diventa perversione nel momento in cui è negata la natura profondamente umana, in cui si cerca di imprigionare la forte energia creativa della sessualità. Per me è fondamentale considerare l'erotismo come uno stato mentale, che ha molto poco a che fare con ideali imposti di perfezione. Il corpo è anche un luogo politico, la bellezza si crea nell'interazione e nel movimento. Corpi perfettamente aderenti ad ideali di bellezza predefiniti sono corpi in prigione. I più grandi scultori di tutti i tempi hanno immortalato le imperfezioni rendendole esempi di pura bellezza. Vedo molti corpi sofferenti intorno a me, quelli avvelenati dall'anoressia, quelli martoriati dalla chirurgia, o quelli celati dai burqa.
by Valentina Cosimati
Published on Liberazione del giugno 2007
Da Venezia
«La perversione nasce nel momento in cui si nega la sessualità come elemento fondamentale della condizione umana. Il corpo è un luogo da esplorare nelle sue meravigliose complessità».
A pensarla così è l'artista di Belgrado Marina Abramovic, madrina della performance art , che ha reso il suo corpo un luogo di ricerca artistica e personale, di esplorazione estrema dei confini mentali e fisici al limite della sopravvivenza.
Tra le sue produzioni più famose Rythm Ten (1973), Freeing the Body (1975), Imponderalia (1978), Rest Energy (1980), The Great Wall Walk (1988), Dragon Heads (1990), The Biography . Insignita del Leone d'oro nel 1997 con Balkan Baroque , lo spettacolo shock in cui ripuliva una montagna di ossa di manzo fresco, per non dimenticare i crimini contro l'umanità commessi nella ex Jugoslavia. Nel 2010 il Moma di New York le dedicherà una retrospettiva ma lei per il momento ha deciso di lasciare spazio ai giovani.
Ieri ha debuttato al Teatro alle Tese The Erotic Body/Il corpo erotico, produzione Ipg (Independent Performance Group) e Biennale di Venezia, una performance in forma di mosaico simultaneo sul tema centrale della Biennale Danza di quest'anno, Eros e Corpo, ultimo capitolo del triennio di direzione del coreografo brasiliano Ismael Ivo.
Lo spettatore viene letteralmente immerso all'interno di un percorso alla scoperta dell'erotismo. Si entra passando per la "cabina del bacio" in First, Kiss di Laurel Jay Carpenter, che intimorisce la maggioranza degli spettatori i quali preferiscono mettersi diligentemente in fila per registrare il proprio nome con una durissima macchina da scrivere come propone Eun Hye Hwan in You Are in Me .
Lo sguardo e i sensi vengono catturati in modo incoerente e senza una struttura lineare spazio-temporale attraverso le 13 performances. Assolutamente da segnalare Nobile del sarajevese Ivan Civic, un percorso di perversione che si consuma nella mente degli spettatori; l'astrazione sensuale e meditativa delle Opere d'amore di Dorte Strehlow; i racconti di viaggio delle 100 paia di scarpe degli amici di Snezana Golubovic, con Love Steps ; l'intensa riedizione della fiaba I vestiti nuovi dell'imperatore di Yingmei Dua (Yingmei New Clothes); l'artista turco-tedesca Nezaket Ekici ha creato invece con Oomph una danza del ventre corredata di spade che squarciano teli bianchi.
Qual è l'idea alla base di questo spettacolo, che è stato definito il manifesto della Biennale Danza?
L'idea è venuta ad Ismael Ivo, mi è piaciuta subito e l'ho proposta all'Ipg, il gruppo di giovani artisti che ho costituito nel 2003 e che comprende quasi 30 tra artisti e compagnie di diversi paesi. Il gruppo viene coordinato dallo studio centrale di New York, ma i diversi cluster o nuclei agiscono nei differenti paesi per mantenere viva la diversità di espressioni che lo caratterizza. In questo caso mi interessava vedere come viene declinato il tema dell'erotismo in differenti culture. Ho scelto 13 idee e le ho fatte agire nello spazio del Teatro alle Tese.
Il suo nome è spesso associato alle torture auto-inflitte sul palcoscenico mentre questa performance è strutturata proprio come un gioco. Un cambio di tendenza?
Ho sempre considerato il gioco come parte integrante dell'azione performativa. In questo caso specifico, si tratta di un percorso, un momento in cui il tempo si ferma, come nella dimensione più intima dell'eros. C'è chiaramente anche un riferimento molto forte alla visual art . Lo spettatore rimane immerso in uno spazio performativo, da cui può entrare e uscire, e in cui è di volta in volta chiamato ad essere voyeur dell'intimità esposta o elemento di interazione all'interno di dinamiche umane e performative che rimandano alla natura stessa del gioco erotico. Ho voluto mettere in scena la condizione profondamente umana dell'erotismo, lasciando il massimo di libertà creativa agli artisti performers . Ogni singolo elemento, ogni cluster di questa performance di lunga durata è paragonabile ad un frammento di video che viene rielaborato come esperienza sensoriale dal cervello e dal corpo dello spettatore, e nessuno può esperire questi atti in modo assoluto e definitivo.
Qual è il limite dell'erotismo e quando sfocia in perversione?
L'erotismo diventa perversione nel momento in cui è negata la natura profondamente umana, in cui si cerca di imprigionare la forte energia creativa della sessualità. Per me è fondamentale considerare l'erotismo come uno stato mentale, che ha molto poco a che fare con ideali imposti di perfezione. Il corpo è anche un luogo politico, la bellezza si crea nell'interazione e nel movimento. Corpi perfettamente aderenti ad ideali di bellezza predefiniti sono corpi in prigione. I più grandi scultori di tutti i tempi hanno immortalato le imperfezioni rendendole esempi di pura bellezza. Vedo molti corpi sofferenti intorno a me, quelli avvelenati dall'anoressia, quelli martoriati dalla chirurgia, o quelli celati dai burqa.
by Valentina Cosimati
Published on Liberazione del giugno 2007
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