5.4.07

 

Sfida l'America a colpi di documentari, parla Barbara Kopple


Oscar nel 1977 con " Harlan County USA" e nel 1990 con "American Dream"

Ha vinto due Oscar raccontando la vita e gli scioperi di lavoratori americani, in Soldato Inverno ha documentato i crimini di guerra in Vietnam testimoniati dai veterani, ha ripreso personaggi controversi quali Mike Tyson dopo la condanna per stupro e Woody Allen all'inizio della sua contestatissima relazione con la figlia adottiva di Mia Farrow, Soon-Yi Previn. Capelli neri, occhi color del mare e aria da brava ragazza, Barbara Kopple è un’americana che ha costruito la sua vita come una sfida aperta e continua al sistema. Si è fatta sparare addosso pur di far sentire la voce della sua America, quella dimenticata e nascosta dei minatori di Arlan County (1976) o degli impacchettatori di carne di Austin, Minnesota, che riescono a raggiungere l’American Dream (1990) facendo valere le proprie ragioni contro un gigante del capitalismo alimentare.
Sognava di fare la psicologa, ma è stata cacciata dall'università per approccio poco convenzionale alla materia.

Oggi è un'icona del documentario d'autore e influente voce libera d'America, una donna di straordinaria dolcezza sempre al fianco di chi lotta per i propri diritti.

Incurante del fuso orario, appena arrivata a Salonicco, dove l'abbiamo incontrata durante l'ultimo Festival internazionale del documentario che le ha dedicato una retrospettiva, si è unita ad una manifestazione di universitari. «Sono irresistibilmente attratta dalle contraddizioni più profonde delle convenzioni. Cerco sempre di cogliere quei momenti nella vita delle persone in cui si è operato un cambiamento attraverso una scelta coraggiosa, che ha delle conseguenze, positive o negative non importa».

Lei ha raccontato di minatori e operai e del gruppo "country rosa" Dixie Chicks. Cosa accomuna due mondi così distanti?

A me interessano le persone che hanno avuto la forza di rischiare e mettere in discussione tutto per far sentire la loro protesta, alzare la voce con il coraggio delle proprie idee. Alla vigilia della guerra in Iraq, le Dixie Chicks si sono dichiarate contrarie all'attacco, i fan hanno pubblicamente distrutto i loro cd e le radio non passavano più le loro canzoni. Hanno ricevuto minacce di morte, ma sono donne che hanno rifiutato di essere messe sotto silenzio. Così come i minatori di Arlan County che hanno rischiato la propria vita in un'atmosfera da Far West. Vado alla ricerca dei momenti di crisi, quelli che ci rendono umani, non importa che si tratti di star internazionali o persone di strada.

La sua America è un paese in guerra, che ne è della libertà di informazione?

Gli Stati Uniti sono un paese in lotta con se stesso, ma la libertà di espressione esiste, basti pensare al crescente interesse degli studios per i documentari. I tentativi di ridurre al silenzio le voci scomode non mancano e il più delle volte hanno successo, ma persone come me hanno la possibilità di raccontare la realtà e di vedere la propria opera riconosciuta anche da uno degli organi più conservatori dell'establisment culturale come l'Academy. Le difficoltà ci sono e sono moltissime, ma si può reagire e lottare per i propri diritti. Non esiste potere al mondo che possa far tacere una voce libera.

Di una donna poi è abbastanza rara, cos'è per lei oggi il femminismo?

Una donna libera fa delle scelte che le consentano il più possibile di continuare a farne altre. I diritti all'istruzione e alla salute devono essere garantiti e il femminismo è spostato oggi su scala globale: le realtà locali oggi sono mobili, come le persone.

by Valentina Cosimati
published on Liberazione del 5 aprile 2007
photo credits motionteam

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