7.3.07

 

Maratona Ascanio Celestini: in scena la sua “Antologica”

Fino al 1 aprile all’Ambra Jovinelli di Roma: Appunti per un film sulla lotta di classe, Fabbrica, La pecora nera, Scemo di guerra

“Racconto vicende di identità sospese, quelle degli operai in fabbrica, dei precari, di chi ha vissuto i luoghi della malattia mentale, di tutti noi che viviamo in un presente fatto di cronache che diventano storia e di storia che diventa cronaca”. Così Ascanio Celestini presenta insieme a Serena Dandini Antologica, retrospettiva sui suoi spettacoli di ‘teatro di narrazione’ in scena all’Ambra Jovinelli di Roma da ieri e fino al 1 aprile.

Cinque spettacoli per raccontare un presente che l’attore-mascheraio-scrittore analizza, viviseziona e ripropone sotto forma di messa in scena.
Il suo è un teatro scomodo, che non punta al compiacimento di un pubblico addomesticato, ma che sa attivare dei processi critici di pensiero sul reale e sulla condizione umana contemporanea.
Cinque schegge di realtà diventano un percorso antologico di vicende sospese e un modo per rivedere o conoscere il teatro dell’autore delle ‘inchieste da fermo’.

Dal 6 all’11 marzo sarà in scena Fabbrica del 2002 (cd audio e racconti pubblicato da Donzelli), la storia di corpi e movimenti ripetuti per parlare del lavoro in Italia attraverso la vicenda di un capoforno che viene assunto per sbaglio in una fabbrica alla fine della seconda guerra mondiale. Realizzato in collaborazione con alcuni dei più importanti centri di ricerca in Italia, tra cui la Fondazione Pontedera Teatro e Santarcangelo dei Teatri.

Scemo di guerra. Roma, 4 giugno 1944 che ha debuttato alla Biennale di Venezia nel 2004 (libro e DVD pubblicati da Einaudi), sarà in scena dal 13 al 18 marzo. Lo spettacolo è il racconto della Liberazione di Roma, di fondamentale importanza perché oggi nessuno vuole più sentir parlare di guerre, nonostante il mondo ne sia pieno. Questa è la messa in scena di un racconto negato, con un riferimento alla ‘nuttata’ che Gennaro Jovine in Napoli Milionaria deve far passare prima di poter raccontare la sua storia di reduce, frammenti di memoria che verranno raccolti solo dalle generazioni future.

“Il mio è un lavoro di ricerca teatrale e spettacolare – ci spiega Ascanio Celestini - che nasce da un’urgenza di raccontare la realtà di cui sono partecipe. Il racconto è per me un elemento fondamentale per non dimenticare, per ricostruire i fatti e creare una memoria individuale e collettiva. Quello che vedo oggi – prosegue - è uno spaesamento collettivo, una manicomizzazione della vita quotidiana. Nei manicomi vengono tolti tutti i punti di collegamento con la memoria dell’esperienza, ma lo stesso meccanismo viene messo in atto nei supermercati o nei processi di lavoro che portano ad un’alienazione costante. Forse proprio questa sospensione di realtà che si vede nei tanti manicomi ancora attivi, nonostante le leggi che puntualmente non vengono applicate, mi ha fatto nascere il bisogno di intraprendere questo viaggio con la stessa curiosità dei cartografi che raccoglievano racconti di luoghi per disegnarne delle mappe spesso imperfette”. Questa ‘mappa di memorie’ costituisce il corpo di La pecora nera. Elogio Funebre del manicomio elettrico (edito da Einaudi), in scena dal 20 al 25 marzo, spettacolo che è anche il frutto di un lungo lavoro di ricerca con centri di salute mentale in diverse città italiane.

Per concludere, dal 27 marzo al primo aprile, Ascanio Celestini presenterà Appunti per un film sulla lotta di classe, “non uno spettacolo – si legge nel programma di sala – ma proprio quello che dice il titolo”, prodotto da Fabbrica, Teatro Stabile dell’Umbria, Fandango e Associazione Centenario CGIL.

In contemporanea agli spettacoli in scena nella sala grande, Veronica Cruciani riprenderà dall’8 al 25 marzo al Piccolo Jovinelli il testo di Celestini Le nozze di Antigone, presentato nel 2003 al Festival delle Colline Torinesi e vincitore del Premio Riccione per il Teatro – quarantaseiesima edizione e del Premio Oddone Cappellino 2002. Lo spettacolo, diretto da Veronica Cruciani e Arturo Cirillo, è un omaggio a Elsa Morante e al vagare del suo Edipo contadino in epoca fascista.

by Valentina Cosimati
published on Liberazione del 7 marzo 2007

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