2.4.06

 

Nuovo Cinema Paradiso ora si trova a Bihac

Aperta una multisala fra le macerie della piccola enclave musulmano bosniaca

di Valentina Cosimati - Bihac

I preparativi sono durati mesi e la data dell’inaugurazione è stata spostata almeno cinque volte ma alla fine il cinema ha aperto i battenti e il giovane sindaco ha tirato un sospiro di sollievo.

Stiamo parlando di Bihac, enclave musulmana bosniaca al confine tra la Croazia e la Repubblica Srpska, cittadina medievale da sempre punto di incontro (e spesso di scontro piuttosto cruento) tra l’Oriente e l’Occidente.

Una piccola realtà di provincia circondata da bellezze naturali incredibilmente suggestive, sconvolta da guerre e assedi senza tempo che qui più che altrove hanno lasciato dei segni tangibili.

Da sempre terra contesa tra Islam e Cristianità, tra comunismo e nazifascismo, punto nodale nell’ultima guerra, oggi piegata da disoccupazione e povertà, è una città in cui la vita sta tornando alla normalità grazie alla caparbia determinazione di un manipolo di giovani imprenditori bosniaci e alla lungimiranza politica dell’altrettanto giovane sindaco.

Per una settimana si sono susseguite le scommesse ‘aprirà o no?’, i curiosi cercavano di sbirciare e capire, fino a due ore prima gli addetti alla comunicazione del Comune hanno nicchiato con i giornalisti che chiedevano notizie ma alla fine, dopo sei mesi di intensi preparativi, le porte del Kino Una Art Company si sono aperte per lasciare entrare una folla di persone materializzate sul corso principale quasi per incanto.

“L’idea di costruire un cinema a Bihac è venuta – ci racconta il trentaquattrenne direttore di "Art Company", Rajko Bogdanovic - per caso e per passione. Nel mio paese tutto è da ricostruire, mancano i treni, le strade, le vie di comunicazione, ma una delle cose fondamentali è ridare speranza alle persone, regalare un piccolo sogno, far capire che la guerra è davvero finita e ora si può ricominciare a vivere normalmente. Mentre lo stavamo costruendo - ricorda - mi veniva sempre in mente Nuovo Cinema Paradiso, che è uno dei film italiani che preferisco insieme a quelli di Fellini, ecco qui ho trovato una grande partecipazione da parte della città. Non è il primo cinema che ricostruisco, quello di Tuzla è stato un’esperienza incredibile, ogni volta è una scommessa e la soddisfazione maggiore sono i sorrisi estasiati dei bambini. Il mio sogno nel cassetto è che questi bambini debbano spaventarsi solo guardando Harry Potter, non per cecchini e granate, e che gli adolescenti possano avere il batticuore per il primo bacio, magari nel nuovo cinema, e non per la paura di essere portati in un campo di tortura”.

“Qui il cinema ha una storia particolare – ci racconta il trentenne sindaco Hamdija Lipovaca. Ottanta anni fa un ciclista di Bihac ha vinto una gara il cui premio consisteva in un proiettore e così abbiamo avuto uno dei primi cinema della Bosnia. Purtroppo però da più di quindici anni non c’era più nulla".

"Il problema principale – aggiunge – è che qui c’è una Università ma i giovani non hanno nulla da fare tranne farsi vedere nei caffè e l’anno scorso nove adolescenti sono morti per overdose. Il nostro è un piccolo centro e una sola persona morta per overdose di eroina è troppo, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Abbiamo ricevuto la proposta del cinema e non ci sembrava vero, ora le cose si stanno muovendo e pensiamo di incentivare il turismo responsabile e di rimettere in piedi il teatro. Certo non è facile scommettere su turismo e cultura in questa parte del mondo, ma forse anche grazie a questo potremo ricostruire un’economia”.

Da una settimana ormai a tutte le ore si registra il tutto esaurito nella piccola multisala, i proprietari hanno dovuto aggiungere poltrone semi-mobili per evitare crisi di pianto di bambini in preda ad un’eccitazione isterica, gli impiegati vengono salutati per il corso principale, la città al completo vuole farsi vedere nel nuovo cinema.

E allora ecco padri di quasi trent’anni che accompagnano orgogliosi i propri figli all’interno della fabbrica dei sogni, con la consapevolezza e la speranza che loro, i bambini, vedranno la guerra solo su uno dei tre schermi del nuovo cinema e potranno avere una vita normale, come quella di tanti coetanei che vivono a pochi lunghissimi chilometri da loro.

Adolescenti vestite a festa scorrazzano curiose nel nuovo spazio dimostrando ai genitori una capacità di adattamento alla modernità che viene premiata con un pacco di pop-corn caldi; un gruppo sciamante di una ventina di ragazzini va in missione esplorativa e invade il cinema ancora chiuso con risate sorprese e commenti da uomini navigati.

Il Rotary Club indice una riunione speciale per esprimere gratitudine al giovane direttore della società che ha reso possibile il sogno; piccole carovane di persone si organizzano per andare al Kino Una Art Company dai villaggi vicini; sfilate di moda vengono organizzate spontaneamente dalla locale scuola di design.

Tutti indossano gli abiti migliori e sfidano la neve e il freddo dell’inverno che qui stenta a lasciare il passo alla primavera.

Il cinema è sul corso principale, proprio di fronte ad una chiesa romanica trasformata in moschea quasi 500 anni fa, all’interno del borgo un tempo fortificato – una specie di isola circondata dalle gelide e pulitissime acque del fiume Una le cui mura sono state distrutte durante le ultime due guerre.

In questa zona dell’Europa l’Oriente e l’Occidente si sono sempre incontrati in modo più o meno cruento, a scapito ovviamente della popolazione locale che ha ormai imparato a convivere con guerre decise altrove.

Cittadina contesa tra l’impero Ottomano e quello Austro-Ungarico, roccaforte di Josip Broz Tito nella lotta antifascista e antinazista, tenuta sotto un feroce assedio dai vicini della Republika Srpska Krajna, oggi rimane un centro laico in cui i musulmani cosiddetti moderati rappresentano la maggioranza in una regione in prevalenza serbo-ortodossa e al confine con la cattolica Croazia.

L’assedio è finito da poco più di dieci anni ma qui la guerra ha segnato indelebilmente i cuori delle persone oltre che l'economia, un fenomeno ancora evidente nei negozi semivuoti e nelle macerie nel centro cittadino.

Le ferite della pulizia etnica si vedono anche sui corpi spesso mutilati, negli sguardi resi tristi dalla povertà e dai troppi orrori, e, nonostante le straordinarie bellezze naturali la cittadina ha seri problemi di disoccupazione che rendono ancora più difficile la ricostruzione.

È un centro musulmano in cui, come di norma accade in questa parte dell’Europa, le donne camminano a capo scoperto, sfoggiando minigonne vertiginose, ombelichi ornati di perline e tacchi a spillo che sfidano le leggi di gravità.

Qui l’economia si basa principalmente sulle rimesse degli emigranti partiti verso paesi più sviluppati e sul turismo che può contare straordinarie bellezze naturali dal pulitissimo fiume, uno dei più famosi in Europa per gli appassionati di rafting, alle montagne con natura pressochè incontaminata, castelli e rocche semidistrutte dalla guerra.

Ora, chissà, la rinascita può passare anche dalla favola condita di poesia della narrazione cinematografica.

Pubblicato su Liberazione della Domenica, 2 Aprile 2006
Published on Liberazione della Domenica, 2 April 2006

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