22.10.05

 

Dublino, il massacro del "Bloody Sunday" arriva a teatro

Il giornalista Richard Norton-Taylor e il regista Nicolas Kent hanno portato in scena l'inchiesta istituita dal governo Blair su quella domenica di sangue a Derry nel 1972, quando l'esercito britannnico aprì il fuoco contro un corteo di irlandesi

Valentina Cosimati
Dublino

A Dublino è in scena in questi giorni Bloody Sunday - scenes from the Saville Inquiry, una produzione del teatro del Triciclo di Londra: Si tratta di una ricostruzione dettagliatissima dell'inchiesta istituita dal governo Blair dietro pressanti richieste e interrogazioni parlamentari da parte del governo irlandese per fare luce sui tragici eventi della domenica di sangue. Uno dei momenti cruciali nella guerra civile tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna.

Il 30 gennaio 1972 a (London)Derry il primo battaglione dei paracadutisti ha disperso, attaccato con mezzi pesanti e sparato su adolescenti che brandivano un fazzoletto bianco di resa e su civili disarmati, che partecipavano ad una manifestazione contro la carcerazione arbitraria di "sospetti terroristi". A pochi mesi di distanza viene portata avanti un'inchiesta dalla giustizia britannica in cui emerge che poliziotti, paracadutisti e militari hanno sparato su una folla inferocita e di fatto hanno semplicemente risposto al fuoco e applicato i principi espressi nella "carta gialla" in dotazione ad ogni membro delle forze dell'ordine in cui si autorizzava a "sparare per uccidere" ("shoot to kill", un comportamento tornato in voga dopo gli attacchi di Londra). Questa prima lacunosa inchiesta, il Widgery Report, è stata appunto seguita dopo trent'anni dall'inchiesta di Lord Saville durata quasi cinque anni; il rapporto finale avrebbe dovuto essere pubblicato questa estate, ma si attendono le conclusioni ufficiali del 2006.

«Ho seguito l'inchiesta Saville quotidianamente o settimanalmente per il Guardian - ci racconta Richard Norton-Taylor, curatore della riduzione teatrale - e scrivere un articolo o raccontare quanto avviene giorno per giorno non è così stimolante come poter fare una specie di sommario in cui si ricordano i punti salienti del processo». Un processo che però non ha valore legale. «In effetti, l'inchiesta serve per far luce su alcuni avvenimenti drammatici della nostra storia recente - prosegue Norton-Taylor - questo se da una parte è un dato percepito in modo chiaro dagli abitanti di Derry come si evince dallo spettacolo, dall'altra il fatto stesso che finalmente si sia cercato di far emergere la verità è un passo molto importante soprattutto per le famiglie delle vittime». La ricostruzione sul palcoscenico è curata nei minimi particolari: «Non c'è una sola parola mia nel testo - spiega il giornalista del Guardian - sono tutte negli atti dell'inchiesta». E' facile anche orientarsi per lo spettatore, perché, come in un processo vero, ci sono cinque schermi al plasma in cui vengono mostrate immagini di un circuito chiuso: foto, dichiarazioni, nomi e date delle testimonianze, tutto rigorosamente agli atti processuali.

«Il teatro - sostiene Norton-Taylor - è un mezzo incredibilmente forte e dà la possibilità di portare ad un pubblico vasto o far rivivere ad un pubblico attento momenti salienti di qualcosa che magari dura tanti anni e il cui significato primario spesso si perde durante il percorso. Questo spettacolo in particolar modo ci ha dato molte soddisfazioni: a Derry è stato apprezzato moltissimo dal pubblico, erano tutti lì, si riconoscevano nelle persone che parlavano, avevano vissuto l'inchiesta e molti di loro si vedevano rappresentati su un palcoscenico. Alla fine le critiche sono state molto positive. A Belfast c'è stato poco pubblico perché si sono verificati degli scontri e le persone hanno avuto paura di venire. A Londra il teatro politico è l'ultima moda, è molto in voga in questo momento, si potrebbe dire che è la cosa del momento».

«E' stato proprio a Dublino - gli fa eco il regista Nicolas Kent - che abbiamo avuto le reazioni più interessanti: il pubblico ha reagito in modo vivo, ha riso, in alcuni casi si è commosso. Questo è stato il posto in cui le persone hanno reagito in modo forse più spontaneo ed è stato stupendo». Il Dublin Theatre Festival ha instaurato una collaborazione con il Teatro del Triciclo ormai da qualche anno e Kent ne è stato anche direttore artistico, ma questa produzione ha un significato particolare perché «racconta uno degli eventi più drammatici della nostra storia - ci spiega il regista - e l'intervento di Richard è stato importantissimo. Con lui abbiamo già portato in scena un'inchiesta sull'Iraq e ci sono alcuni personaggi che ricorrono», come il "chief of staff" del Ministero della Difesa britannico.

Nessuno risponde, ma il silenzio a volte vale più di mille parole, soprattutto quando nel programma di sala si parla di un personaggio che non è presente sul palco. Michael "Mike" Jackson era appena uscito dai servizi segreti e si ritrova giovane giovane ad intervenire con il 1° battaglione di parà a Derry (gli inglesi la chiamano Londonderry e gli irlandesi Derry). Il caso viene insabbiato subito: «E' colpa dei riottosi irlandesi, hanno sparato e i soldati si sono difesi».

Mike Jackson è un personaggio noto ai più: è intervenuto in Kosovo, in Bosnia, in Iraq, in Afghanistan ed è lo stesso che ha liquidato i crimini commessi dai britannici nelle prigioni irachene scusandosi e dichiarandosi «esterrefatto e allibito». Per quelle violenze sono stati condannati a pene lievi tre soldati semplici. Un'altra insabbiatura? In Bloody Sunday emerge che i soldati hanno affermato di aver visto sparare perché così gli era stato detto e suggerito di aver visto. «Il teatro è un mezzo di comunicazione straordinario - sostengono sia Kent che Norton-Taylor - non può cambiare il mondo, ma aiuta a ricordare e a ragionare». Come si fa a non essere d'accordo?

Pubblicato su Liberazione del 22 ottobre 2005

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