24.9.05

 

De Kerckhove: «Da cellulari e computer nascerà il nuovo cittadino»

Il grande studioso di media e comunicazione è considerato l'erede contemporaneo di McLuhan. E' stato tra i protagonisti del recente festival Ars Electronica di Linz

Valentina Cosimati

Derrick de Kerckhove è forse il più importante teorico contemporaneo della comunicazione, da molti considerato l'erede intellettuale del massmediologo Marshall McLuhan teorico del "villaggio globale". E' direttore del McLuhan Program in culture and technology - il centro di eccellenza per la ricerca su cultura e tecnologie di Toronto - e consulente per lo sviluppo delle telecomunicazioni di molti governi. In Italia i suoi libri sono stati pubblicati da Feltrinelli, Bollati Boringhieri, Mondadori e Baskerville. Affabile, simpatico, trova il tempo per parlare di narrazione e cittadinanza attiva nell'era della connessione nel bel mezzo di "Ars Electronica", il festival che si svolge nella città austriaca di Linz.

L'arte e la comunicazione erano in passato due territori distinti. Oggi tendono a confondersi. Merito delle nuove tecnologie?

L'arte mediatica e la comunicazione sono ora in una nuova fase, quella della ibridazione che tende verso la presenza fisica. Dai simposi della edizione di quest'anno di Ars Electronica, di cui ho curato la parte teorica, è uscito fuori proprio questo. Il tema era molto ampio e ognuno aveva la libertà di presentare la propria idea di ibridazione come paradosso dell'essere nell'arte e nella vita. Molti artisti, ingegneri o tecnici stanno cercando nuove forme di ibridazione tra l'essere umano e le nuove tecnologie, si parla di nuove ingegnerie che si focalizzano sulla presenza della gente. Penso ai lavori di Paolo Rosa e di Studio Azzurro che utilizzano il calore, ma anche altri come Theo Jannsen, un olandese che crea enormi sculture, delle strutture molto leggere, che camminano e si muovono solo con la forza del vento. Ha presentato il suo lavoro per la prima volta sulla spiaggia di Scheveningen a L'Aja e ha ricreato delle strutture di ingegneria che sono paragonabili a quelle di Leonardo da Vinci nella piazza centrale di Linz. Una vera e propria scoperta.

Nei suoi libri, come Understanding 1984, The Skin of Culture e Connected Intelligence lei punta sulle forme narrative contemporanee. Quali sono?

Si stanno creando forme narrative ibride molto interessanti, il blog ne è un esempio, ma ci sono possibilità e creazioni artistiche in cui ad esempio si interagisce con personaggi virtuali.

Una sorta di videogiochi "narrativi", quindi. Si creano storie che poi vengono agite da personaggi virtuali. Il futuro della scrittura è nel videogioco?

Non si può dire che il videogioco sia la nuova frontiera dell'arte. E' un mercato, molto vasto, paragonabile per certi aspetti ai primi mercati dei libri e dell'arte. E' un mercato enorme anche più grande di quello cinematografico, ma la differenza sta nel fatto che mentre lo spettatore di un film non può interagire, con il videogioco c'è un'interazione fisica del corpo con la macchina e questo estende il concetto stesso di "screttore" in una ibridazione ulteriore. Nel momento in cui si inserisce la struttura del romanzo in un videogioco, lo si arricchisce di immagini, suoni ed elementi ipermediali, è una nuova forma che non è tanto diversa dalla narrazione, però è abbastanza lontana. Insomma ci si trova un po' a metà tra lo screttore e lo spettatore del romanzo. Però è importante distinguere o non distinguere tra cinema, ipermedia videogioco, web, multimedia, e capire fino a che punto parliamo di letteratura quando usciamo fuori della lettera. La narratività va molto più avanti, va oltre la lettera.

Lei ha coniato il termine "screttore". Ce lo spiega?

E' un ibrido tra il lettore e lo scrittore o, se vogliamo, la condizione contemporanea del lettore. Soprattutto nell'era della connettività lo scrittore e il lettore creano questa figura. Noi siamo abituati a internet e l'ipertesto prevede un processo attivo e interattivo. Spesso il testo viene ricreato in una nuova forma. C'è anche una dimensione teatrale della scrittura che di solito cerca di contribuire a creare un lettore unico, mentre con la Rete c'è un accrescimento del sé. Mc Luhan ha capito che ogni tecnologia è un'estensione ulteriore dei sensi, del corpo o delle facoltà umane. Per fare un esempio concreto questo registratore è un'estensione dell'udito e un accrescimento della memoria. Io vado in giro con una fotocamera digitale che mi aiuta a ricordare posti e persone e quindi accresce la mia memoria, forse non ne avrei nemmeno bisogno e a volte si pone più attenzione al fare la foto che a godersi il posto o la situazione, ma questo mi dà anche maggiori possibilità di ricombinazione delle informazioni. L'organizzazione delle informazioni è differente e non c'è più una struttura lineare, analogica, ora siamo nell'era dell'elettricità e le nuove tecnologie ci offrono una possibilità di organizzare la memoria e le informazioni in modo nuovo. Anche per quanto riguarda l'insegnamento e l'educazione, non c'è da spaventarsi per i videogiochi o per l'attitudine a "googleare" (cercare le informazioni su internet con il più popolare motore di ricerca della Rete, google, appunto, ndr). E' solo un modo diverso, ma non è pericoloso in sè.

Non sempre però gli screttori possono cambiare il mondo...

Non voglio cambiarlo ma vedere e costruire mondi possibili. In Italia, ad esempio, c'è una concentrazione di media e potere reale nelle mani di una persona sola. Ma non sarà sempre così. Esiste un mondo di comunicazione connettiva fatto di blog, di videogiochi, di telefonini, d'internet sul telefonino. C'è una rivoluzione connettiva perché facciamo un salto dalla civiltà collettiva dell'era della tv a quella connettiva dell'era della Rete. Tutto questo crea realtà più complesse, mette al centro la persona, l'individuo che passa dalla passività del lettore alla possibilità di interagire e creare una rete di connessioni e di informazione differente da quella istituzionale. Una cittadinanza attiva costituita anche da comunità digitali, dunque, ma anche azioni efficaci di controinformazione che possono contribuire a costruire un mondo migliore.

Quest'anno ricorre il venticinquesimo anniversario della morte di Marshall Mc Luhan, il teorico del villaggio globale che sosteneva che il media è il messaggio. Qual è la sua eredità?

Il suo pensiero rimane sempre attuale, molte persone nel mondo lo leggono e lo citano e ancora adesso dopo molti anni le sue teorie e analisi del presente rimangono di una straordinaria attualità. Il grande professore McLuhan è stato l'unico ad avermi insegnato a vivere il presente e ad osservarlo in tempo reale, la realtà nel suo divenire qui e ora.

Pubblicato su Liberazione del 24 settembre 2005

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