17.8.05
Sarajevo Film Festival, con il cinema nel cuore
Al via l'undicesima edizione della più importante rassegna cinematografica dell'Europa Sud-Orientale e dei Balcani
Valentina Cosimati
Dal 19 al 28 agosto appuntamento al Sarajevo Film Festival con un programma ricchissimo, nove giorni di proiezioni e incontri, prime assolute, internazionali e regionali, una finestra sul cinema sperimentale, forum sul cinema irriverente, premio diritti umani, selezioni dei più interessanti documentari con un focus sull'Argentina, ma soprattutto un'ampia panoramica del cinema regionale. I vincitori delle precedenti edizioni sono stati accolti in tutto il mondo - da Berlino a Venezia, passando per Hollywood, Locarno, Cannes, New York, Rotterdam - attirando sul festival anche l'attenzione dei mercanti della settima arte.
Tra gli ospiti internazionali della prossima edizione, il regista e la protagonista di Hotel Rwanda, Terry George e Sophie Okonedo, e un tributo al greco-americano Alexander Payne, il regista-autore di Sideways (Oscar 2005) e About Schmidt con un imperdibile Jack Nicholson (Golden Globe). Menzione speciale "Cuore di Sarajevo" a Marco Müller, direttore della Biennale Cinema di Venezia.
Il film di apertura è Well Tempered Corpses di Benjamin Filipovic, coproduzione tra Slovenia, Bosnia Erzegovina, Francia e Italia, strutturato in quattro episodi indipendenti tra loro. Il film scava nell'intimità dei personaggi, ma il tema è ricorrente: cosa unisce i destini di persone così diverse? Essere vivi o morti, scampare alla tortura o divenire vittima delle più atroci sevizie è un puro gioco del destino, un incontro fortuito tra due vite umane. Sullo stesso fil-rouge è Buick Rivera. Il film, tratto dall'omonimo romanzo dell'autore bosniaco Miljenko Jergovic (Einaudi e Scheiwiller) e diretto dal regista croato Goran Rujinovic, racconta l'incontro casuale su una strada deserta nel bel mezzo degli Usa tra il musulmano Hasan Hujdur e il serbo ortodosso Vuko Salipur rifugiati per ragioni opposte (uno scappa per salvarsi la vita all'inizio della guerra, l'altro per non essere processato come criminale di guerra). «Questo film parla degli esiliati - racconta il regista Rusinovic - della solitudine che debbono affrontare. E' la storia di due personaggi isolati e miserabili che vivono lontano dalla loro patria. Un po' lo stesso principio della guerra».
Gli 11 film in lizza per il premio Cuore di Sarajevo 2005 sono caratterizzati da «humour nero e una visione cinicamente ironica della vita - ci racconta la curatrice Elma Tataragic - tutti i film affrontano tematiche forti e sono frutto di una realtà difficile. Tutti noi - prosegue - abbiamo vissuto esperienze difficili e tutti gli artisti presenti hanno avuto a che fare con degli stravolgimenti nel proprio sistema di vita, vere rivoluzioni sociali e culturali che chiaramente hanno effetto anche sulla vita di tutti i giorni. A volte si tratta di drammi personali, al limite del grottesco». Beh, certo la guerra qualche stravolgimento lo porta, ma «lasciando da parte la guerra per un attimo - spiega Elma Tataragic - lo stesso passaggio da un sistema sociale a un altro è uno stravolgimento enorme nella vita delle persone».
La produzione regionale include, oltre ai paesi della ex-Jugoslavia, anche Albania, Romania, da quest'anno l'Ungheria e dal 2006 la Grecia e la Turchia, in una panoramica a 360 gradi del cinema dell'Europa Sud-Orientale. «In questo momento così delicato nella nostra storia - chiarisce la curatrice della sezione regionale - gli artisti e gli intellettuali stanno costruendo un nuovo immaginario con una straordinaria vitalità e forza creativa e spesso con budget molto limitati». Gli artisti e gli intellettuali che stanno catalizzando sempre di più l'attenzione internazionale sono tutti nella fascia d'età compresa tra i 28 e i 40 anni. «E' una generazione di transizione - afferma Elma Tataragic - e questo è un momento di passaggio per tutti i paesi del Sud-Est Europeo: sono artisti che hanno molte cose da raccontare e che stanno creando un nuovo linguaggio».
Il Sarajevo film fest si conferma, quindi, come un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti della settima arte interessati ad un cinema di qualità che ha ancora il coraggio di sperimentare nuovi linguaggi e che ha tanto da raccontare. Del resto, la stessa storia di questa rassegna si presterebbe ad essere un gran soggetto cinematografico: la città era da tre anni ormai sotto assedio quando un manipolo di appassionati di cinema decise di mettere in piedi un festival all'aperto. La violenza dei cannoni e dei cecchini non riuscì a scalfire la voglia di vivere della capitale bosniaca e il 25 ottobre 1995 ben 15 mila persone assistettero alla prima edizione del festival. «Le immagini in movimento - ha scritto uno dei primi organizzatori - non potevano fermare gli spari e i bombardamenti, ma aiutarono i cittadini di Sarajevo a vedere il mondo esterno e a lanciare a quel mondo un messaggio di sofferenza e lotta da una città sotto assedio»
Da allora, il Sarajevo fest è cresciuto. «In guerra - spiegano gli organizzatori - esiste solo l'oggi e non si pensa al domani», ma la passione rimane la stessa.
L'attesissimo Go West del bosniaco Ahmed Imamovic, ad esempio, verrà proiettato all'aperto sullo schermo più grande dei Balcani (Heineken Open Air Cinema), quasi a dispetto delle minacce di morte ricevute dal regista 34enne e indirizzate a chiunque "oserà" vedere il film.
Pubblicato su Liberazione il 17 agosto 2005
Dal 19 al 28 agosto appuntamento al Sarajevo Film Festival con un programma ricchissimo, nove giorni di proiezioni e incontri, prime assolute, internazionali e regionali, una finestra sul cinema sperimentale, forum sul cinema irriverente, premio diritti umani, selezioni dei più interessanti documentari con un focus sull'Argentina, ma soprattutto un'ampia panoramica del cinema regionale. I vincitori delle precedenti edizioni sono stati accolti in tutto il mondo - da Berlino a Venezia, passando per Hollywood, Locarno, Cannes, New York, Rotterdam - attirando sul festival anche l'attenzione dei mercanti della settima arte.
Tra gli ospiti internazionali della prossima edizione, il regista e la protagonista di Hotel Rwanda, Terry George e Sophie Okonedo, e un tributo al greco-americano Alexander Payne, il regista-autore di Sideways (Oscar 2005) e About Schmidt con un imperdibile Jack Nicholson (Golden Globe). Menzione speciale "Cuore di Sarajevo" a Marco Müller, direttore della Biennale Cinema di Venezia.
Il film di apertura è Well Tempered Corpses di Benjamin Filipovic, coproduzione tra Slovenia, Bosnia Erzegovina, Francia e Italia, strutturato in quattro episodi indipendenti tra loro. Il film scava nell'intimità dei personaggi, ma il tema è ricorrente: cosa unisce i destini di persone così diverse? Essere vivi o morti, scampare alla tortura o divenire vittima delle più atroci sevizie è un puro gioco del destino, un incontro fortuito tra due vite umane. Sullo stesso fil-rouge è Buick Rivera. Il film, tratto dall'omonimo romanzo dell'autore bosniaco Miljenko Jergovic (Einaudi e Scheiwiller) e diretto dal regista croato Goran Rujinovic, racconta l'incontro casuale su una strada deserta nel bel mezzo degli Usa tra il musulmano Hasan Hujdur e il serbo ortodosso Vuko Salipur rifugiati per ragioni opposte (uno scappa per salvarsi la vita all'inizio della guerra, l'altro per non essere processato come criminale di guerra). «Questo film parla degli esiliati - racconta il regista Rusinovic - della solitudine che debbono affrontare. E' la storia di due personaggi isolati e miserabili che vivono lontano dalla loro patria. Un po' lo stesso principio della guerra».
Gli 11 film in lizza per il premio Cuore di Sarajevo 2005 sono caratterizzati da «humour nero e una visione cinicamente ironica della vita - ci racconta la curatrice Elma Tataragic - tutti i film affrontano tematiche forti e sono frutto di una realtà difficile. Tutti noi - prosegue - abbiamo vissuto esperienze difficili e tutti gli artisti presenti hanno avuto a che fare con degli stravolgimenti nel proprio sistema di vita, vere rivoluzioni sociali e culturali che chiaramente hanno effetto anche sulla vita di tutti i giorni. A volte si tratta di drammi personali, al limite del grottesco». Beh, certo la guerra qualche stravolgimento lo porta, ma «lasciando da parte la guerra per un attimo - spiega Elma Tataragic - lo stesso passaggio da un sistema sociale a un altro è uno stravolgimento enorme nella vita delle persone».
La produzione regionale include, oltre ai paesi della ex-Jugoslavia, anche Albania, Romania, da quest'anno l'Ungheria e dal 2006 la Grecia e la Turchia, in una panoramica a 360 gradi del cinema dell'Europa Sud-Orientale. «In questo momento così delicato nella nostra storia - chiarisce la curatrice della sezione regionale - gli artisti e gli intellettuali stanno costruendo un nuovo immaginario con una straordinaria vitalità e forza creativa e spesso con budget molto limitati». Gli artisti e gli intellettuali che stanno catalizzando sempre di più l'attenzione internazionale sono tutti nella fascia d'età compresa tra i 28 e i 40 anni. «E' una generazione di transizione - afferma Elma Tataragic - e questo è un momento di passaggio per tutti i paesi del Sud-Est Europeo: sono artisti che hanno molte cose da raccontare e che stanno creando un nuovo linguaggio».
Il Sarajevo film fest si conferma, quindi, come un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti della settima arte interessati ad un cinema di qualità che ha ancora il coraggio di sperimentare nuovi linguaggi e che ha tanto da raccontare. Del resto, la stessa storia di questa rassegna si presterebbe ad essere un gran soggetto cinematografico: la città era da tre anni ormai sotto assedio quando un manipolo di appassionati di cinema decise di mettere in piedi un festival all'aperto. La violenza dei cannoni e dei cecchini non riuscì a scalfire la voglia di vivere della capitale bosniaca e il 25 ottobre 1995 ben 15 mila persone assistettero alla prima edizione del festival. «Le immagini in movimento - ha scritto uno dei primi organizzatori - non potevano fermare gli spari e i bombardamenti, ma aiutarono i cittadini di Sarajevo a vedere il mondo esterno e a lanciare a quel mondo un messaggio di sofferenza e lotta da una città sotto assedio»
Da allora, il Sarajevo fest è cresciuto. «In guerra - spiegano gli organizzatori - esiste solo l'oggi e non si pensa al domani», ma la passione rimane la stessa.
L'attesissimo Go West del bosniaco Ahmed Imamovic, ad esempio, verrà proiettato all'aperto sullo schermo più grande dei Balcani (Heineken Open Air Cinema), quasi a dispetto delle minacce di morte ricevute dal regista 34enne e indirizzate a chiunque "oserà" vedere il film.
Pubblicato su Liberazione il 17 agosto 2005
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